Io scrivo, tu scrivi, egli noi voi essi … è il primo articolo dell’omonima rubrica a cura di Scrittura Zen Genova uscito su Il Corniglianese nel novembre 2021. L’autrice è Irene Chiozza, nota per i suoi romanzi “Testamoro Cockail, di camelie, basilico, ricordi e segatura” e “Tre Cieli, quella volta che Murakami mi copiò”.
Buona lettura!
Io scrivo, tu scrivi, egli noi voi essi …. di Irene Chiozza
Se la scrittura non esistesse bisognerebbe inventarci. Bisognerebbe inventare donne e uomini, quadri e grattacieli, tavole imbandite e persino Il Corniglianese.
La scrittura nascerebbe in una sala parto addobbata a festa con fiocchi colorati di bosco e onde di mare, la luce delle albe e dei tramonti. Emozioni sospese e grandi come si addicono alle nascite dei pargoli dei ricchi, ricchissimi nababbi d’oriente. Saremmo tutti preoccupati per la salute della nascitura, pronti a ospitarla in una vaporosa culla di trine e morbide coperte. Saremmo consci della sua delicatezza, ma intimiditi dalla sua potenza.
Venuta al mondo, la scrittura dilagherebbe come una benefica alluvione e, come l’acqua dell’antico Nilo, irrorerebbe le nostre menti per renderle fertili.
In alternativa, la scrittura potrebbe essere un’anziana spigolosa e irriverente, stanca dei suoi milioni di anni e delusa dal misero trattamento degli uomini. La sua potenza straordinaria, l’opulenza e la ricchezza sono state sperperate per scrivere proclami elettorali menzonieri, sconvenienti cronache mondane e quotidiane dichiarazioni di guerra.
In entrambi i casi l’umanità riconoscerebbe la debolezza della sua creatura, la propria responsabilità, e si affretterebbe forse a soccorrere la scrittura.
Ci hanno insegnato che la storia degli uomini è nata con il primo tratto inciso con un sasso tagliente sulla pietra preistorica. È accaduto quando si è capito che la parola poteva tradursi in segno simbolico indelebile. È accaduto quando gli esseri umani sono stati in grado di lasciare tracce volontarie della loro esistenza ai contemporanei e ai posteri.
La scrittura è un bene immenso da preservare e curare con pazienza e attenzione. La sua salute è fragile e poggia su pilastri di sabbia che vanno rinforzati ogni giorno. È la figlia diletta di centinaia di autori, poeti, romanzieri e saggisti che l’hanno catturata e cesellata in volumi cartonati, leggeri o spessi. Poggiano gli uni sopra gli altri in pile solo apparentemente robuste.
Quando la parola diviene scrittura, entrambe sono irripetibile magia.
La parola mi affascina e imprigiona, la scrittura mi coinvolge e possiede. È così da quando ricordo. Ho insegnato parole e scrittura a decine di seienni paffuti, ricciuti e sorridenti. I loro occhi brillavano impazienti, le manine sfioravano o straziavano il foglio in un processo inevitabile e definitivo.
Vorrei che la stessa tenerezza distillata nello sguardo e altrettanta orgogliosa soddisfazione accompagnassero ogni giovane e ogni adulto che scrive. Gradirei che non disperdesse o sprecasse neanche una lettera o una virgola perchè ha in mano un tesoro ricco, sfavillante e misterioso.
Mi piacerebbe che non sostituisse il ch con la k, che non usasse abbreviazioni o parole inventate. Vorrei poi che coniugasse i verbi, conoscesse il congiuntivo e il condizionale. E che mettesse le doppie e le maiuscole al loro posto anche quando scrive un messaggio di whatsapp o la lista della spesa.
Riconosco che mi piacerebbe usasse una penna stilografica e la carta assorbente come nel secolo scorso. Ma apprezzo comunque computer, smartphone e ogni diavoleria moderna fornita di tastiera, purchè le parole vengano maneggiate con doveroso rispetto.
Mi ha insegnato a scrivere una suora filippina, piccola, anziana e rotonda, camminava a scatti dondolando. La sua voce era acre e fredda come il suo cuore. Mi appese il quaderno alla schiena e mi fece girare la scuola perchè mi ero data nove al dettato che non mi aveva corretto.
Avevo cinque anni e nessuna voglia di barattare i giochi con la primina elementare. Scrivevo lettere sgangherate senza le rotondità necessarie, preferivo i numeri e i conti. Avrei cambiato parere in fretta e per sempre.
Irene Chiozza – Scrittura Zen Genova
Io scrivo, tu scrivi, egli noi voi essi … è una rubrica che esce su Il Corniglianese. La rubrica tratta il tema della scrittura.